Cenni storici

Storia di Salice

STORIA DI SALICE SALENTINO (LE)

Origine del nome
Secondo un’ipotesi tradizionale il nome Salice deriverebbe dagli alberi presenti nel territorio. In effetti dove oggi sorge il nostro paese, anticamente vi era una grande foresta, parte integrante della grande foresta di Oria. In essa abbondavano piante del genere salicacee, dette volgarmente "salici", probabilmente non “salici piangenti” ma la specie simile all’olmo. Infatti nell’antico stemma del Comune di Salice l’albero raffigurato è simile a un olmo. Mentre un’altra ipotesi più recente, storicamente abbastanza verosimile, sostiene che il nome derivi dal cognome “Salice” dei suoi primi signori feudatari risalenti al tempo dei Normanni, periodo detto “Neofeudalesimo” dei Normanni. E tale famiglia di cognome “Salice” esisteva prima che il luogo divenisse un casale. Tant’è che la chiesetta basiliana di S. Nicola (futuro nucleo iniziale del casale), di cui si dirà dopo, sarà molto presto denominata “S. Nicola di Salice”. E nell’antichità era uso consueto che casali. masserie, ecc. prendessero il nome dal cognome o denominazione dei signori proprietari.
"Salentino" ovviamente fu aggiunto dopo, per distinguerlo da altri paesi con lo stesso nome esistenti in altre regioni d'Italia.

Origini storiche
Per lungo tempo si è pensato che anticamente Salice era un Casale, ossia un piccolo agglomerato di case di contadini, noto come “Pozzovivo”, distrutto nel IX-X secc. dai Saraceni, i cui superstiti si rifugiarono poco più avanti in una zona detta “Pozzonuovo”, dove c’erano le abitazioni delle famiglie più antiche. Ma studi più recenti permettono di focalizzare il nucleo storico delle origini in altro modo; vale a dire: in seguito alle persecuzioni degli imperatori bizantini dei secc. VIII-IX nei confronti delle immagini sacre (“persecuzione iconoclasta”) e di coloro che ne erano veneratori e diffusori, molti monaci basiliani e vari profughi si rifugiarono nel Meridione dove era la cosiddetta Magna Grecia. Nel sec. IX poi le continue invasioni dei saraceni costrinsero le comunità monastiche e gli agglomerati di case e famiglie a una ulteriore dispersione. Ma in seguito gli imperatori Niceforo Foca, Basilio il Macedone e Costantino, per ripristinare le istituzioni greche e ripopolare i territori sconvolti dalle invasioni saracene, permisero ai monaci basiliani e alle famiglie di contadini di occupare le terre e di costruire chiese, fattorie e casolari.
Verosimilmente Salice fu uno dei casali fondati dai monaci basiliani, partendo inizialmente da una cappella basiliana dedicata a S. Nicola (che negli anni seguenti, cioè nel 1092, viene citata nella I Concessione di re Ruggiero poi confermata nel 1102) e via via divenendo un fiorente e ricco casale, molto presto alquanto considerato dal punto di vista strategico, perché situato sul confine tra le terre dei Principi di Taranto e quelle dei Conti di Lecce. In documenti antichi, il nome "Salice" dunque appare per la prima volta in un Diploma di Ruggiero "il Normanno", Duca di Puglia, datato 10 aprile 1102.
Probabilmente dalla metà del sec. XIII, alla luce dei documenti esistenti, ha inizio la cronologia feudale di Salice. Da essi risulta che uno dei primi feudatari, nativo di Salice, fu Tommaso da Salice (sec. XIII), che la storia pugliese ricorda come uno degli oppositori più valorosi di Manfredi, successore dell’imperatore Federico II. Dopo aspre lotte armate contro i rivoltosi in Puglia, Manfredi, tra l’altro fece prigioniero anche Tommaso da Salice, che, sicuramente, fece morire facendolo appendere a uno dei merli della torre quadra della fortezza di Oria.
Salice è riportato ancora in un Diploma di Guglielmo "il Buono" dell'anno 1172 e, in seguito, in una Ordinanza di Carlo I d'Angiò dell'anno 1269. Dopo 25 anni da quest'ultima data, nell'anno 1294, Salice, che nel frattempo si era accresciuta alquanto, da Casale fu elevato al rango di Baronia. Di questo si hanno poche ed incerte notizie. Tuttavia pare che uno dei primi Baroni di Salice sia  stato un certo Pandolfo, appartenente alla nobile famiglia degli Aldemorisco, originaria della Grecia ma che da tempo si era stabilita a Napoli.

Gli Orsini del Balzo
Dopo varie vicende non sempre liete, nel 1392 Salice passava sotto il dominio di Raimondello Orsini Del Balzo, che in Puglia si era affermato nobile e valoroso cavaliere. Essendo diventato Principe di Taranto e di tutta la Terra d'Otranto, dopo il ritorno dalla Terra Santa, a Salice, Raimondello costruì un sontuoso castello, che in seguito è stato trasformato in abitazioni private, e una serie di casette che lo fronteggiavano. A Salice, l'Orsini, passava le sue ore di riposo e di svago ed essendovi una campagna ricca di alberi selvatici, spesso vi faceva battute di caccia.

Il dominio spagnolo
Dopo la morte dell'Orsini, avvenuta il 7 gennaio 1405, Salice passò sotto il dominio di vari Signori feudatari e subì le tristi conseguenze delle guerre tra i vari casati. Finito il dominio Aragonese in Puglia, con la rinuncia al trono di Federico d'Aragona, avvenuto il 16 settembre 1501, Salice passava sotto il triste governo del Viceré Spagnolo. Fu quello un periodo molto triste. Alla miseria degli anni precedenti si unì la peste che contagiò tutta la regione, in più il territorio fu scosso da violenti terremoti.
In questo periodo Salice fu sotto il dominio di vari e prepotenti feudatari che non avevano alcun rispetto né per la persona né per la vita umana, finché il Barone Aloise Maria De Paladinis, nel 1569, lo vendette per venticinquemilatrecento ducati, al Signor Giovanni Antonio Albricci, il cui casato era originario di Como, che stabilitosi a Lecce ne acquistò la cittadinanza. Albricci, padrone di molti casali, preferì vivere con la famiglia a Salice e andò ad abitare nelle così dette "Case del re". Seppe governare molto bene questo piccolo paese tanto che il re di Spagna, Filippo II, nel 1591, gli conferì il titolo di Marchese di Salice. Si deve alla generosità del Marchese la costruzione del Convento dei Frati Minori accanto ad una piccola chiesa che venne rimodernata. Il sontuoso Convento fu iniziato nel 1587 e terminato dieci anni dopo, nel 1597, anno in cui il marchese, Giovanni Antonio Albricci, morì. Venne seppellito sotto l'altare maggiore della suddetta chiesa, dove aveva fatto costruire una tomba per la famiglia.
Agli inizi del secolo XVII nel Regno di Napoli, subentrarono all'antica casata dei Paladini, dei Baroni di Campi e del Marchesato di Salice e Guagnano, gli Enriquez, nobili spagnoli del ramo dei Bolano di Castiglia. In quegli anni il malcontento delle popolazioni meridionali, costrette a soprusi di ogni genere e, in particolare, al pagamento di dazi e gabelle senza misura dovuti al vessatorio governo spagnolo e alla tracotanza dei feudatari, cresceva sempre più fino a diventare rivolta violenta: in Salice, come in molti altri paesi meridionali, ci furono tumulti sulla linea di quelli di Palermo e di Napoli (1647).
Degli Enriquez ricordiamo Gabriele Agostino, di cui restano a Salice i restauri di abbellimento apportati al Convento dei Frati Minori e l'istituzione della Fiera, intorno all'anno 1662, che si svolge ogni anno dal 30 giugno al 3 luglio, giorni dedicati alla festività della "Madonna della Visitazione".

Periodo borbonico
Nel 1749 terminava il dominio degli Enriquez su Salice e subentrava quello dei Filomarino - Enriquez che durò fino al 1845. Cessava pure la dominazione Spagnola e si affermava il Regno delle Due Sicilie sotto Carlo III di Borbone. Questi libero da ogni pressione e influenza straniera iniziò un processo riformatore che, continuato da Ferdinando IV, portò ad un buon rinnovamento del Meridione.Tuttavia, le popolazioni non mostrarono interesse per le riforme attuate, perché erano prese dalla lotta quotidiana per l'esistenza, minacciata dalla fame, dalla miseria e da epidemie. Il 20 febbraio 1743 molti paesi furono rasi al suolo e Salice subì la distruzione di diverse case, oltre al tetto e ad alcuni altari della Chiesa Matrice. Nel periodo della Restaurazione in Salice, come altrove, si formarono numerose sette segrete che, spesso, anziché motivi politici avevano motivi criminosi.

Dall'Unità d'Italia ai nostri giorni
Una figura molto importante nel periodo dell'unificazione d'Italia, è stato Arcangelo De Castris, il quale con le elezioni comunali del 1869 fu eletto Sindaco. Nel periodo della sua amministrazione furono realizzate importanti opere in vari settori: tra queste la costruzione del Palazzo Municipale (1889). Arcangelo De Castris fu nominato Senatore da Francesco Crispi nel 1890. Morì cinque anni dopo, nel 1905. Agli inizi del secolo XX il popolo salicese ha ormai una coscienza nazionale e partecipa attivamente ai risvolti storici del Paese. Il seguito della storia di Salice risente completamente degli avvenimenti nazionali ed internazionali.

Michele Arcangelo Martina

Bibliografia
1. Michele Arcangelo Martina, Zinzuli. Brandelli di cultura e religiosità popolare a Salice Salentino, Panico, Galatina 1997.
2. Giovanni De Nisi, Salice terrae hidrunti - Storia aneddotica dal X al XX Secolo, Esse-Gi-Esse, Ostia 1968.
3. Giuseppe Leopoldo Quarta, Salice Salentino dalle origini al trionfo della giovane Italia 1001 - 1860, Panico, Galatina 1989 (=Quaderno della Biblioteca Comunale di Salice Salentino).
4. Gilberto Spagnolo, Salice Salentino: Il nome, le origini, uno dei primi feudatari, in CRSEC Regione Puglia (Campi S.), Quaderno di Ricerca, Panico, Galatina, Aprile 1987, pp. 66-86.
5. CRSEC Regione Puglia (Campi S.), Quaderno di Ricerca, Panico, Galatina, voll. 1985, 1986, 1987.
6. www.comune.salicesalentino.le.it/Territorio/Cenni storici.

 

Ulteriori informazioni

Ultimo aggiornamento

15/05/2020, 07:43